(IT) DI REPUBBLICA, Laura Valente, 20/03/15
Momenti dello spettacolo Plage Romantique di Emanuel Gat, in scena a Verona il 27 e il 28 marzo
NARRAZIONE RIDOTTA E GRANDE MODERNITÀ: LA COMPAGNIA ISRAELIANA A VERONA
INUTILE FARE STORIE: LA DANZA DI GAT È AL PASSO COI TEMPI
di Laura Valente
A volte il corpo diventa una curva di suono, impalpabile. Questo spazio, allungato tra vista e udito, può essere coreografato? Ci prova Emanuel Gat, classe 1969, entrato ormai di diritto nella golden list delle nuove stelle della danza israeliana, grazie a creazioni di successo per le compagini dell'Opéra de Paris e del Grand Théâtre de Genève, fino alla neonata compagnia americana del collega reso celebre dalla recente versione cinematografica del Lago dei Cigni, Benjamin Millepied.
Tappa unica in Italia, la Emanuel Gat Dance Company sbarca al Ristori di Verona il 27 marzo (replica il 28), con l'ultimo lavoro del suo direttore, Plage Romantique, rivelazione al Festival di Montpellier che dall'anno scorso lo ha nominato artista associato.
«Mi interessa il processo coreografico, il gioco della scomposizione della materia, dove suono e luce sono parti integranti dello sviluppo del lavoro», spiega Gat, che firma anche il disegno luci che si confonde con il corpo dei danzatori, e una colonna sonora che conferma la sua tinta fuori dagli schemi di una creatività ossessionata dalla narrazione.
Plage Romantique rimanda al titolo di una canzone francese degli anni 60, che accompagna i dieci danzatori in scena, come note su una partitura di voci e suoni che dipendono dal tempo, dalle sue regole, dalle sue gabbie. «Da molti anni cerco di indagare le pieghe nascoste dei meccanismi del tempo, con le sue declinazioni, le sue traiettorie obbligate, le sue vie di fuga», continua l'artista israeliano: «I miei ballerini non fanno bei passi, non raccontano storie. Mi interessa vivisezionare il dato temporale, quasi inseguendone l'interiorità».
È attorno a un accordo di chitarra, suonata dal vivo, che si dispiega questo lavoro, a tratti intimo e delicato, che si muove leggero e ironico anche tra urla chiassose e gioiosi quadri di gruppo. Una creazione, quella di Gat, che somiglia ad un montaggio cinematografico, con il suo fermo immagine sulla natura umana. Senza farsi domande, senza cercare risposte. «Sorrido quando definiscono la mia coreografia astratta», conclude. «Cosa c'entra con la concretezza, per certi versi animale, di un corpo? Non è astratta ma può essere spirituale, come un pensiero che danza».